Onorevoli Colleghi! - Il trauma cranico-encefalico grave determina spesso una condizione di coma che può prolungarsi per giorni, settimane o mesi e determinare la più temibile condizione di uno stato vegetativo persistente. Uno stato di coma può inoltre essere causato da una ipossia cerebrale grave (come nell'arresto cardio-respiratorio, nell'asfissia, nell'annegamento, nelle intossicazioni e negli incidenti anestesiologici), da ischemie o emorragie cerebrali estese (ictus cerebrale con coma, emorragia subaracnoidea da rottura di aneurismi cerebrali), da infezioni cerebrali (encefaliti, meningoencefaliti, ascessi cerebrali) e infine da tumori cerebrali.
      Già solo i traumatismi cranio-encefalici rappresentano una patologia drammaticamente in crescita, per un totale di oltre 1.000.000 di nuovi casi ogni anno, soprattutto a seguito di incidenti stradali, che interessano generalmente persone giovani, in prevalenza tra i quattordici e i trentacinque anni, e con incidenza di circa quaranta volte superiore al trauma spinale.
      Il trauma cranico-encefalico, e il coma più in generale, determinano conseguenze dipendenti dalla sede ed estensione del danno cerebrale, ma che possono sintetizzarsi in deficit neuromotori, cognitivi e comportamentali.
      Lo stato di coma richiede in genere un prolungato ricovero in rianimazione e in terapia intensiva, talvolta con necessità di trasferimento in neurochirurgia, per interventi di evacuazione di ematomi cerebrali, revisione di focolai contusivi traumatici o altre complicanze secondarie al trauma.
      Tali ricoveri vengono inoltre ulteriormente prolungati, oltre che per la necessità di assistenza delle funzioni vitali (respirazione automatica mediante ventilatore meccanico), anche da frequenti complicanze febbrili infettive, secondarie a una generale compromissione centrale

 

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delle difese immunitarie, che possono aggravare ulteriormente il danno cerebrale primario.
      In aggiunta al prolungato ricovero in rianimazione o neurochirurgia, il traumatizzato cranico grave, o il comatoso più in generale, richiede tempi molto lunghi di riabilitazione, con una durata di diversi mesi in regime di ricovero e di diversi anni in regime ambulatoriale.
      È intuitivo quanto una patologia di tale gravità e complessità coinvolga direttamente i familiari più vicini, che spesso rappresentano anche un elemento determinante nel programma riabilitativo del paziente, soprattutto se molto giovane. Dopo il coma, infatti, si ritiene che la presenza dei familiari sia lo stimolo qualitativamente più significativo rispetto a qualsiasi altro approccio riabilitativo ed è spesso richiesta dal riabilitatore come parte integrante del programma di recupero del paziente.
      Il trauma cranico è un «affare di famiglia», come più volte sostenuto anche nella lettaratura internazionale.
      Con la presente proposta di legge, si intende pertanto agevolare la partecipazione dei familiari alla riabilitazione dei pazienti comatosi, consentendo a uno dei componenti del nucleo familiare di beneficiare di periodi di astensione retribuita dal lavoro e di altre agevolazioni lavorative.
 

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